Ieri “finalmente” è nato il tanto “desiderato”
governo Renzino.
Con questo breve articolo non voglio entrare nel
merito delle scelte effettuate dal Primo Ministro, anche se qualche critica la
rivolgerei. Come ad esempio lo spostamento di Ministri da una istituzione all’altra.
Ma il fatto che più di tutti mi ha colpito è stato la “dipartita” del Ministro
dell’Integrazione. Dopo tanti mesi di proteste ed insulti rivolti a Cècile
Kyenge, “finalmente” qualcuno potrà essere soddisfatto.
Tra i tanti significati che si possono dare alla
parola integrazione, vorrei sottolineare quello in cui questa parola significa
unificazione, stretta collaborazione tra soggetti diversi, assimilazione,
inserimento di individui o gruppi in un ambiente sociale, in una comunità.
A questo punto la domanda che mi sorge spontanea,
dato il taglio ministeriale, è “ma nel nostro Paese siamo veramente così integrati
che possiamo permetterci di salutare il
ministero sopra citato?”
La mia risposta è un secco NO.
A 153 anni dalla nascita dell’ Italia ci sono
problemi di unificazione tra gli stessi italiani e ancora maggiori sono quelli
di penetrazione nel tessuto sociale degli stranieri nel nostro territorio. Infatti
è oramai spesso oggetto di cronaca i pochi strumenti a disposizione delle
strutture adibite all’ aiuto degli immigrati o dei centri di prima accoglienza.
Questo è causa di problemi e ritardi nella buona integrazione di coloro che
iniziano o da diverso tempo vivono in Italia. La stessa Italia ha estremamente
bisogno di un cambio radicale della
politica di immigrazione. L’attuale legge, Bossi-Fini del 2002, è un maltrattamento scritto nei confronti di
coloro che arrivano nel nostro Paese.
In conclusione, chiederei direttamente al “nostro”
Primo Ministro di incentivare le politiche nel campo dell’ immigrazione e
integrazione. Essendo io stesso un “migrante”, certo per motivo di studio,
capisco bene come sia importante avere a disposizione mezzi in grado di
agevolare la costruzione di una propria vita in terra straniera.