sabato 13 giugno 2015

TTIP, atto secondo



Per un gruppo di attivisti della rete che si batte contro l’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, il TTIP è il cane da guardia delle multinazionali. L’installazione, del gruppo anti trattato, è stata messa in piedi all’esterno del Parlamento europeo, nel giorno in cui si sarebbe dovuto votare la sua posizione sul trattato, ma che è stato rimandato a causa dei troppi emendamenti ricevuti.

L’emendamento socialista sull’Isds, ossia l’arbitrato tra investitori e Stato, clausola contro la quale i critici del TTIP si stanno battendo duramente, ha mandato nella più totale confusione i due principali gruppi del Parlamento europeo, il Ppe e il S&D. Infatti,  l’emendamento presentato da Bernd Lange, propone «una soluzione permanente per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, senza utilizzare il sistema privato di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds), che sia soggetta ai principi e al controllo democratici».

L’emendamento proposto stava guadagnando ampi consensi anche tra il gruppo dei popolari, così da creare una spaccatura sia all’interno del gruppo socialista che nel gruppo popolare, mettendo a  rischio la possibilità di far approvare la relazione nel suo insieme.

Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, presente in Parlamento ha tuonato dicendo che «ad alcune persone la democrazia piace solo quando sono sicure di vincere, poi quando i risultati del voto sono diversi da quelli previsti la democrazia non piace più l’utilizzo e si usano espedienti tecnici per rimandare il voto, ma si tratta solo di un trucco».


Dopo il rinvio di questo voto, i sostenitori del TTIP al Parlamento hanno capito di non avere più la maggioranza per approvarne le linee guida e che la mobilitazione di questi giorni di cittadini e di movimenti ha giocato un ruolo fondamentale nell’accentuare ancora maggiormente le divergenze.