venerdì 26 dicembre 2014

Tsipras e la "minaccia" greca


Nelle scorse settimane, e più precisamente il 9 dicembre scorso, il premier greco Antonio Samaras, leader del partito liberal conservatore Nuova Democrazia al governo con il Pasok, partito socialista, ha annunciato le nuove elezione per il rinnovo della carica di Presidente della Repubblica. Dopo la notizia, la borsa di Atene ha perso più di 12 punti percentuali, portando anche al ribasso dei titoli nei mercati degli altri Paesi del vecchio continente. Il risultato complessivo alle parole di Samaras è stato il caos internazionale, a livello economico e politico.
Il timore dei mercati finanziati è dato dalla fondata paura che, nel caso in cui non si dovesse eleggere il nuovo presidente entro il terzo scrutino, la Grecia potrebbe tornare anticipatamente alle urne, con in tal caso, una possibile, anzi probabile, vittoria del partito politico di sinistra: Syriza, guidata da Alexis Tsipras, la più grande novità politica nelle scorse elezioni europee.
Il premier greco Samaras può contare su una maggioranza di 155 voti, insufficienti per far passare il proprio candidato, Stavors Dimas, per sostituire Karolos Papoulias. Infatti per eleggere il nuovo presidente servono almeno 180 voti ed è difficile che Samaras possa arrivarci. I primi due scrutini si sono conclusi con una fumata nera, così se neanche nell’ultimo scrutino, che avverrà il 29 dicembre, non si riuscisse ad eleggere il nuovo presidente, Samaras sarà costretto ad annunciare le elezioni anticipate per il rinnovo dell’intero Parlamento greco.
Prima di entrare nel merito della questione Tsipras e sul perché questo con il suo partito incute tanto timore, è necessario fare il punto della situazione sull’ economia greca dopo il commissariamento da parte della Troika.
Con le politiche di austerità imposte dalla Troika, non si può dire che, dopo 5 anni “drammatici”, l’economia sia tornata brillante, anzi il Paese è in deflazione da due anni, la disoccupazione è superiore al 25%, più di un terzo dei cittadini è a rischio povertà. Tuttavia, secondo il Fondo monetario internazionale nel 2014 il Pil è cresciuto dello 0,6% e l’anno prossimo di quasi il 3%. Dire che la crescita è nulla rispetto a ciò che la Grecia ha subito in termini politici, economici, ma soprattutto sociali, sarebbe riduttivo. Il Paese è stato la cavia della fallimentare politica di austerità imposta dall’ Unione Europea.
E’ in questo contesto che entra in gioca Syriza ed in particolare il suo leader Tsipras, che stando agli ultimi sondaggi sarebbe il più votato in caso di elezioni. Attraverso una buona e non distorta informazione, l’obiettivo di Tsipras è quello di rimanere in Europa per cambiare l’Europa, attraverso la convocazione di una conferenza europea per la ristrutturazione del debito, che riguarda non solo la Grecia ma la maggior parte dei Paesi europei, la fine delle politiche di austerità con l’abrogazione del fiscal compact e un piano europeo per il lavoro e la salvaguardia dell’ambiente.
Al momento non ci resta che attendere la terza votazione che avverrà il 29 dicembre e di conseguenza vedere lo scenario che si aprirà per il popolo greco e per l’intera Europa.
Intanto negli Stati Uniti si registra nel terzo trimestre del 2014 un +5% di Pil, mentre il vecchio continente si dibatte ancora in una crescita quasi assente. L’Europa deve dire basta all’austerità e puntare sugli investimenti, il presidente Obama lo sta facendo senza essere descritto come un sovversivo. Questo è quello che chiede anche Tsipras.