Nelle ultime settimane in Italia ed Europa si è acceso un
controverso dibattito per la nomina dell’ Alto Rappresentante della politica
estera dell’ Unione Europea; funzione creata nel 2009 con l’ obiettivo di dare
all’ Ue una voce unica negli affari internazionali, incarico che comporta anche
la nomina a vicepresidente della Commissione europea.
Il nostro premier Renzi già da tempo aveva individuato nella
figura di Federica Mogherini, attuale Ministro degli Esteri italiano, la
personalità adatta a guidare la difficile politica estera dell’ Unione, ma tale
candidatura non è “vista di buon occhio” da alcuni Paesi, prevalentemente dell’
Europa dell’ est, che rimproverano al nostro Ministro la mancanza di esperienza
e di avere posizioni troppo morbide nei confronti della Russia dello Zar Putin.
Sicuramente al primo giudizio si può controbbattere
affermando che l’ inesperienza può essere colmata soltanto con l’ operatività
sul campo, ma replicare alla seconda critica non è così facile. Le recenti
vicende che hanno investito la Russia, da ultimo l’ abbattimento del boeing della Malaysia
Airlines da parte dei combattenti filo-russi in Ucraina, avrebbero richiesto una
forte condanna da parte della Mogherini proprio in virtù dell’ incarico che
auspica di ricoprire in sede europea, inoltre una posizione più forte avrebbe
di certo “ammorbidito” il giudizio di chi ne ostacola la nomina. A dettare l’
atteggiamento cauto della politica estera italiana nei confronti della Russia,
non sono state però le ambizioni europee, ma i forti interessi economici che
legano i due Paesi, in primis la consistente
fornitura di gas che dall’ ex Unione Sovietica giunge fino alle nostre case e
la costruzione del gasdotto South Stream.
In tali “giochi politici” ciò che sorprende è l’ insistenza
e la resistenza che il premier Renzi sta dimostrando affinché alla Mogherini e
dunque, all’ Italia, venga assegnata la desiderosa poltrona degli esteri
europei. Per il premier italiano spetta al PSE, maggiormente composto da italiani,
imporre il suo candidato per la carica di Alto rappresentante per gli
affari
esteri anche in virtù della nomina di Jean-Claude Junker, del PPE, alla
presidenza della Commissione europea.
La domanda sorge spontanea: perché
per il nostro premier tale nomina è tanto importante?
Alla base dell’ ostinazione
renziana vi è la difficile situazione interna del “bel Paese”: di fronte alle
grandi difficoltà economiche e alla lentezza del percorso verso le importanti
riforme costituzionali, Renzi vuole dimostrare la forza del suo governo e la
sua capacità di riportare l’ Italia a nuovo lustro a livello internazionale; tuttavia
non occorre essere uno studioso di scienza politica per comprendere che la
nomina a “Ministro degli esteri europeo” è un incarico simbolico più che di
sostanza. Probabilmente sarebbe molto più utile per l’ Italia ottenere posizioni
di peso effettivo in seno alla Commissione europea, come ad esempio al
Commercio o alla Competizione.
Una proposta interessante per
un cambiamento in positivo dell’ Unione è stata avanzata da un blogger del Fatto Quotidiano che ha suggerito la
creazione di un ministero europeo per l’ immigrazione per iniziare a dare una concreta
soluzione alla grandezza e tragicità che comportano le nuove ondate di migranti
proveniente dalle zone più povere o conflittuali del mondo. Un grave problema
che l’ Italia e l’ Europa stanno
affrontando con politiche disomogenee e con scarsi risultati.
L’ energia che sta mostrando
Renzi per una vanesia poltrona, ci auguriamo venga poi utilizzata per progetti sicuramente
di più vasto e utile interesse.