venerdì 26 settembre 2014

Una Presidenza in bianco e nero

A partire dallo scorso primolLuglio fino al 31 dicembre 2014, l’ Italia è a capo della Presidenza del Consiglio dell’ Unione europea. Questo è di certo un ruolo di prestigio, ma ha anche il grande merito di conferire a coloro che lo rivestono il potere d’intervenire sull’agenda europea. Infatti il Paese che si trova a ricoprire tale incarico ha il compito di preparare, coordinare e presiedere i lavori del Consiglio, agendo come mediatore neutrale tra i diversi governi che operano in questo, al fine di promuovere le decisioni legislative e le iniziative politiche.
A tre mesi dall’insediamento italiano appare interessante e forse anche un po’ giusto, effettuare un primo bilancio dei risultati e dei fallimenti fino ad ora ottenuti dalla Presidenza del Consiglio dell’ UE made in Italy.
Nonostante le innumerevoli riunioni convocate, gli incontri con i vari Ministri dell’Unione e le tante conferenze stampa, duole dire che i risultati incassati dalla Presidenza italiana sono piuttosto scarni. All’inizio dell’estate 2014, tra gli addetti ai lavori che circolano nei palazzi del potere europei era grande l’attesa per il programma che avrebbe presentato il Governo italiano in vista dell’imminente incarico di Presidenza, ma altrettanto grande era l’ansia per il suo vistoso ritardo nell’essere presentato, quando poi finalmente è giunto esso poneva come punti base la crescita economica e occupazionale, maggiori spazi di libertà e sicurezza per un pieno esercizio dei diritti di cittadinanza e un ruolo più forte dell’Europa nel mondo. Per ora però tali propositi sembrano essere obiettivi lontani, molto lontani.
Non volendo essere identificato come uno dei numerosi membri del partito dei gufi o un fatale disfattista, mi pare giusto anche ricordare che la Presidenza italiana è giunta proprio in un momento non facile per l’ Unione, a causa dei lunghi tempi che ha richiesto la  formazione della nuova Commissione europea a seguito delle elezioni politiche dello scorso maggio; a ciò occorre aggiungere la burrascosa situazione internazionale in cui l’ UE è chiamata ad operare.
Al momento un punto del programma, cioè rafforzare il ruolo dell’Europa nel mondo, secondo il parere di alcuni addetti ai lavori, sembra esser stato portato a compimento tramite la nomina della Mogherini come Alto Rappresentate della politica estera dell’Unione.
Tuttavia richiamando il programma presentato dalla Presidenza italiana occorre sottolineare come ad ora nessuna misura in favore di crescita e lavoro è stata trattata, ma un piccolo barlume di speranza proviene dalla prossima Conferenza dei Capi di Stato e di governo dell’Unione europea dell’ 8 ottobre, che avrà come tematica di discussione principale proprio il lavoro e si terrà con grande entusiasmo del nostro premier a Milano. Ma in fondo come si sul dire la speranza è sempre l’ ultima a morire.

http://www.tuttafirenze.it/una-presidenza-in-bianco-e-nero/

venerdì 5 settembre 2014

Gli oneri nell'essere Lady Pesc

Lo scorso 31 agosto il Consiglio Europeo ha nominato il Ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza, lo stesso giorno il vertice dell’ Unione Europea ha anche nominato l' attuale premier polacco, Donald Tusk, Presidente permanente del Consiglio europeo e dell' Eurosummit.
Non serve un esperto di politica per comprendere come tali importanti nomine sono il frutto di un lungo e non semplice compromesso tra i 28 Paesi membri dell’ Unione Europea, infatti la Mogherini è un membro del Partito Socialista europeo, mentre Tusk appartiene al Partito Popolare.
Proprio il compromesso è alla base della politica dell’ Unione e diviene un’ arte quando è capace di far tacere i singoli interessi degli Stati europei a favore di tutta la Comunità, ma in questa politica del do ut des che vige nell’ UE diventa difficile stabilire se la nomina della Mogherini  sia un degno risultato per tutta la Comunità o la vittoria, anche un po’ sciocca, dell’ interesse nazionale, in questo caso italiano.
Le principali testate giornalistiche del belpaese hanno proclamato, senza troppi giri di parole, il successo della diplomazia italiana e del Governo Renzi, ma di ben altro avviso si è mostrata la stampa estera. Dopo tante parole, articoli e pseudo servizi giornalistici, forse il modo migliore per comprendere se l’ Italia porta a casa un successo o una vittoria di Pirro, è conoscere quali compiti spettano alla Mogherini in veste di Lady Pesc. Tale ufficio non ha poteri diretti, ma solo propositivi nei confronti del Consiglio Europeo, all’ interno del quale le decisioni relative alla politica estera devono essere prese all’ unanimità; ma mettere d’ accordo ben 28 Paesi non è semplice, con il risultato, al quanto frequente, della paralisi di tutta la politica estera dell’ UE. La carica di Altro rappresentante diventa dunque un mero titolo onorifico.
È la rivista Limes a sottolineare come la scelta del Ministro degli Esteri italiano alla carica di Commissario comporta per il nostro Paese dei veri e propri costi, infatti l’ Italia ostinandosi a sostenere la Mogherini per la carica di Alto Rappresentante, ha già in partenza rinunciato alla poltrona di Commissario alle politiche agricole, incarico di prestigio, ma soprattutto che agisce in un settore in cui confluiscono ingenti e preziosi finanziamenti europei, così la scelta del Governo Renzi costa al Paese reale la perdita della gestione del 50 % del bilancio europeo.
Un secondo costo deriva da ciò che l’ Italia ha dovuto cedere agli altri partner europei per avere il sostegno necessario per l’ incarico alla Mogherini, un costo difficile da valutare, ma che senza dubbio avrà delle ripercussioni in futuro.

C’ è ora da augurarsi che la nostra Lady Pesc svolga al meglio il suo ruolo, agendo in modo imparziale e con la forza che serve per creare una reale politica estera dell’ UE, sorprendendo tutti gli scettici, compreso me.