Mio padre, appartiene alla categoria
operaia, e da sempre vede nel ruolo del
sindacato l’organizzazione a cui può
rivolgersi per far valere i suoi diritti nel mondo del lavoro. Non a caso, all'interno della sua fabbrica è membro delle Rappresentanza Sindacali Unitarie
(RSU). La RSU è un organismo sindacale che esiste in ogni luogo di lavoro
pubblico e privato ed è costituito da
non meno di tre persone elette da tutti i lavoratori iscritti e non iscritti al
sindacato. La RSU, dunque, tutela tutti i lavoratori collettivamente.
Nelle scorse settimane si sono svolte
le elezione regionali del suo sindacato, cosi parlandone in una telefonata mi è
venuto spontaneo pensare come nel corso degli ultimi decenni sia cambiato il
ruolo del sindacato e come quest’ultimo viene visto dall'opinione pubblica.
Oggi il ruolo del sindacato viene
percepito dal mondo operaio come uno strumento non più al servizio dei loro
interessi. Viene visto come un prolungamento della classe politica, in cui la
convenienza del singolo dirigente viene prima di quella della collettività.
Questo fenomeno è percepibile già dal
fatto che sempre minore è il numero di iscritti al sindacato.
Naturalmente se tale sfiducia è nata
nei confronti dei sindacati, i primi responsabili sono proprio gli stessi
perché non hanno avuto la forza di comprendere, e forse neanche la
consapevolezza, del cambiamento storico ed economico in atto all'interno del
paese. Tuttavia non si può negare una campagna di delegittimazione nei confronti dei sindacati anche quando essi hanno agito al meglio delle loro
possibilità.
Oggi parlare di sindacato può sembrare
”fuori moda”, anacronistico, io invece penso che non solo non bisogna
dimenticare come la lotta sindacale abbia migliorato in maniera sostanziale la
vita di milioni di operai/e. ma tale lotta deve esserci da esempio e
ispirazione per raggiungere i tanti traguardi
che ancora non rendono il posto di lavoro il luogo dove poter esprimere
al meglio le proprie competenze senza dimenticare di essere uomini.