sabato 22 marzo 2014

IL SINDACATO

Mio padre, appartiene alla categoria operaia, e  da sempre vede nel ruolo del sindacato l’organizzazione  a cui può rivolgersi per far valere i suoi diritti nel mondo del lavoro. Non a caso, all'interno della sua fabbrica è membro delle Rappresentanza Sindacali Unitarie (RSU). La RSU è un organismo sindacale che esiste in ogni luogo di lavoro pubblico e privato  ed è costituito da non meno di tre persone elette da tutti i lavoratori iscritti e non iscritti al sindacato. La RSU, dunque, tutela tutti i lavoratori collettivamente.
Nelle scorse settimane si sono svolte le elezione regionali del suo sindacato, cosi parlandone in una telefonata mi è venuto spontaneo pensare come nel corso degli ultimi decenni sia cambiato il ruolo del sindacato e come quest’ultimo viene visto dall'opinione pubblica.
Oggi il ruolo del sindacato viene percepito dal mondo operaio come uno strumento non più al servizio dei loro interessi. Viene visto come un prolungamento della classe politica, in cui la convenienza del singolo dirigente viene prima di quella della collettività.
Questo fenomeno è percepibile già dal fatto che sempre minore è il numero di iscritti al sindacato.
Naturalmente se tale sfiducia è nata nei confronti dei sindacati, i primi responsabili sono proprio gli stessi perché non hanno avuto la forza di comprendere, e forse neanche la consapevolezza, del cambiamento storico ed economico in atto all'interno del paese. Tuttavia non si può negare una campagna di delegittimazione nei confronti dei sindacati anche quando essi hanno agito al meglio delle loro possibilità.
Oggi parlare di sindacato può sembrare ”fuori moda”, anacronistico, io invece penso che non solo non bisogna dimenticare come la lotta sindacale abbia migliorato in maniera sostanziale la vita di milioni di operai/e. ma tale lotta deve esserci da esempio e ispirazione per raggiungere i tanti traguardi  che ancora non rendono il posto di lavoro il luogo dove poter esprimere al meglio le proprie competenze senza dimenticare di essere uomini. 

sabato 8 marzo 2014

L' altra Europa con Tsipras

Alexis Tsipras è il leader del partito greco Syriza. Eletto lo scorso dicembre dal Congresso della Sinistra Europea come candidato presidente della Commissione Europea per le elezioni di maggio, è la più significativa novità “apparsa” nella politica europea negli ultimi anni.
Lui e la sua lista “L’altra Europa con Tsipras”, hanno come obiettivo quello di unire le anime più frammentate della sinistra europea, portando così una concreta svolta in Europa. Le intenzioni e il programma di questa nuova lista civica  promettono un rovesciamento di importanza delle tematiche che non siamo più abituati a sentire: equità sociale. Fin troppi di noi si sono dimenticati di questa semplice e forte parola.
La nascita di questa lista civica a supporto di Tsipras ha come obiettivo quello di pensare un’ Europa diversa da quella in cui stiamo vivendo. Questo non significa che l’Unione Europa fino ad ora è stata un fallimento, anzi, l’impegno di  questa lista è quello di migliorare il modo di agire e pensare dell’Unione Europea. L’Unione ha bisogno di un cambiamento affinché non si dissolva. Questo cambiamento può avvenire solamente rendendo il popolo europeo capace di interagire direttamente con le istituzioni europee.  Nelle sue parole Tsipras esprime al meglio questi concetti di cambiamento : “Un’ Europa al servizio dei cittadini, invece che un’ Europa ostaggio della paura della disoccupazione, della vecchiaia e della povertà. Un’ Europa dei diritti, anziché un' Europa che penalizza i poveri, a beneficio dei soliti privilegiati, e al servizio degli interessi delle banche.”
Abbiamo potuto constatare in questi anni di crisi come le politiche di austerità messe in campo dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Commissione Europa) siano state in parte in grado di arrestare la crisi economica partita dalle banche, ma non hanno saputo creare adeguati strumenti per un rilancio dell’economia.  Ad oggi, con una disoccupazione giovanile che in alcuni paesi supera quota 40%, e con tassi di crescita del PIL annuo inferiori dell’ 1%, sono chiare dimostrazioni che bisogna cambiare le politiche economiche messe in campo dall’ Europa.
Occorrono politiche che rimettano al centro dell’ Europa il cittadino e i suoi bisogni, il luogo in cui vive, i suoi desideri. E  Tsipras con il suo programma sembra proprio puntare a ciò.
In Italia, la formazione  della lista “L’altra Europa con Tsipras”, è stata sostenuta da un gruppo di intellettuali noti e meno noti che hanno voluto dare vita ad una lista autonoma della società civile. Intellettuali che hanno fatto un atto doveroso nel dare voce a chi sta al di fuori di tutti i giochi che contano. Ci vuole coraggio, ci vuole ambizione di cambiamento in questo momento.

Doverose però mi appaiono delle domande: questa lista Tsipras sarà in grado di cogliere l’attenzione dell’intera popolazione italiana? Sarà in grado di rappresentare tutti, senza escludere nessuno? Saprà utilizzare strumenti adeguati per raggiungere i suoi obbiettivi? Forse questo è il grande obiettivo che devono cercare di centrare e portare avanti.