mercoledì 28 gennaio 2015

Benvenuto Tsipras



I cittadini greci hanno scelto Syriza, la coalizione della sinistra radicale, la sola ed unica speranza di cambiamento e discontinuità rispetto alle politiche di austerity che hanno indebolito e annichilito, non solo il tessuto economico del Paese, ma anche la tenuta sociale di una popolazione in piena crisi umanitaria. La popolazione greca con queste elezioni ha voluto gridare che un’Europa diversa, rispetto a quella che ha ampliato le diseguaglianze sociali, è possibile.

Syriza è l’alternativa, anche rispetto alle politiche xenofobe e nazionaliste capeggiate da Alba dorata nella stessa Grecia, Marine Le Pen in Francia e dalla Lega di Matteo Salvini in Italia.

Durante questi anni di crisi economica, sociale e morale, con un tasso di corruzione altissimo, il partito Syriza ha avuto la pazienza di aspettare il suo turno, rimanendo all’opposizione e non cadendo alle lusinghe dei partiti al governo.

Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha trionfato nelle elezioni che si sono tenute domenica, e solo per un soffio non ha raggiunto la maggioranza assoluta, fermandosi a quota 149 seggi, due in meno rispetto alla quota minima per formare un esecutivo senza bisogno di alleanze.

Nea Dimokratia, al governo dal giungo 2012 ha pagato le conseguenze delle scellerate politiche neoliberiste adottate, ottenendo solo 76 seggi, mentre al terzo posto si è piazzato il partito di estrema destra Alba Dorata con 17 seggi, perdendo ben 3 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche di quasi tre anni fa.

Bisogna poi ricordare che a votare è andato poco più del 60% dei greci, di fatto una cospicua fetta della popolazione ha dimostrato di stare con Tsipras, però un’altra buona parte è rimasta a casa, sfiduciata dal corso degli eventi che si sono abbattuti in modo catastrofico sulla Grecia. Un importante compito che spetterà a Tsipras e al suo governo è dunque anche quello di far rinascere la fiducia fra i suoi cittadini, rendendoli così protagonisti interessati degli affari pubblici e del processo decisionale.

La vittoria di Syriza, passerà alla storia, ma riuscirà nella realizzazione del suo ambizioso progetto di governo?

Tsipras ha bisogno dell’appoggio di un altro partito per la formazione del suo esecutivo. L’accordo è stato raggiunto con il partito nazionalista dei greci indipendenti, Anel, nati nel 2012 dalla scissione avvenuta all’interno del partito di Nea Dimokratia. Benché politicamente distanti, le due formazioni del nuovo governo sono uniti dal fronte comune anti-austerity e contro il memorandum, cioè il patto della Grecia con la troika. Anche se si tratta di una coalizione insolita e innaturale, la creazione di questo governo può andare al di là della semplice ideologia, per il perseguimento del bene comune.
Potendo contare su un totale di 162 seggi su 300, rispettivamente 149 di Syriza e 13 di Anel, Tsipras già dai prossimi giorni potrebbe essere al lavoro con un esecutivo nel pieno dei poteri. Intanto, il leader di Syriza ha prestato giuramento davanti al presidente greco Karolos Papoulias.

Le reazioni del giorno dopo provenienti dalle varie istituzioni internazionali, hanno tutte una sola linea di pensiero: la Grecia deve rispettare i patti presi con l’Europa, senza lasciar spazio ad una possibile rinegoziazione dei termini, incurante di quanto scelto dal popolo greco, toccherà a Tsipras, europeista convinto, mettere in atto la giusta strategia politica per dimostrare l’infondatezza delle paure dell’Unione al suo progetto di riforme.

Per il momento però compito del nuovo governo greco è quello di rispettare la speranza e l’dea di cambiamento che milioni di greci hanno espresso andando a votare.


venerdì 23 gennaio 2015

Attendendo la Rivoluzione



Andando alla scoperta della Galizia durante le passate festività natalizie, casualmente mi sono imbattuto nel giornale Faro de Vigo. Subito sono stato attratto dall’articolo di Anxel Vence in cui si inneggiava ad una possibile rivoluzione Latinoeuropea.

Vence sostiene, che come accaduto nei Paesi Latinoamericani, presto anche il sud Europa sarà investito da una rivoluzione che cambierà tutti i sistemi di governo fino ora vigenti. Per il giornalista, Grecia, Spagna, Italia e Francia, nonostante le loro differenze sono tutti Paesi che saranno chiamati ad abbandonare il tradizionale sistema di alternanza di partito al potere, per sostituirlo con movimenti di rottura che offrano soluzioni valide per la risoluzione dei problemi politici, economici e istituzionali che li affliggono.

La settimana che sta per concludersi sarà certamente caratterizzata da un terremoto politico che investirà l’intera Unione europea, le elezioni anticipate in Grecia, che si terranno il 25 gennaio, potrebbero consegnare il potere nelle mani di un politico giovane e con poca esperienza: Alexis Tsipras.

Prima del voto di domenica si preannunciano giorni infuocati. La polarizzazione tra la destra e la sinistra è ai massimi livelli, e lo scontro frontale avviene oramai apertamente, persino nei dibattiti pubblici.

Le critiche a Syriza e al suo leader Tsipras, non arrivano solo dai partiti di destra, ma anche da quelli di sinistra. Il Kke, il partito comunista greco, tradizionalmente euroscettico, a favore della cancellazione unilaterale del debito pubblico, del disimpegno dall’Ue e dalla Nato, accusa Tsipras di avere posizioni troppo morbide nei confronti dell’Europa, e fin dal principio ha escluso ogni possibile collaborazione di governo.

A non rifiutare possibili alleanze con Syriza è il Pasok, pronto a fare la stampella di tutti nel prossimo esecutivo ed ora al governo con la Nuova Democrazia di Samaras. Il leader del Pasok, Evangelos Venizelos, ha affermato che appoggerà il prossimo governo di coalizione, plausibilmente con Syriza, se non ci saranno rischi per il futuro della Grecia e dell’Europa, ed in particolar modo se si segue un piano di uscita dalla crisi con tutti i partner europei.

A livello internazionale, anche se permangono paure e dubbi sulla possibile fuoriuscita della Grecia dalla zona euro, la cosiddetta Grexit, si è aperta una speranza per una probabile rinegoziazione del debito greco.

Guardare ad un’Europa senza la Grecia, è come pensare ad un’Europa senza radici. In questo contesto sociale ed economico di estrema durezza, tutta l’Unione deve dimostrare la sua solidarietà verso i più deboli, per potersi così affermare come grande entità.

Una vittoria netta di Tsipras non è ancora assicurata, ma al momento sembra l’unica personalità in campo adatta a dare una certa stabilità e prospettive future alla Grecia.

Considerando che la legge elettorale greca accorda un premio di 50 seggi alla formazione più votata e che i voti raccolti dalle forze politiche rimaste fuori dal Parlamento vengano divisi tra i partiti che superano la soglia di sbarramento del 3 %, Syriza dovrà ottenere tra il 35 e il 39% dei consensi per formare un governo da solo. Se non riuscisse a prendere i voti necessari si formerebbe un governo di coalizione in un equilibrio perennemente precario, con il rischio per la Grecia di nuove elezioni elettorali. Tale ultimo scenario potrebbe essere il collasso per il Paese.

Anche se Syriza nel voto di domenica deve convincere ancora tanti elettori, una nuova Europa potrebbe nascere dalle sponde sud del mar Mediterraneo, e le elezioni in Grecia sono la prima prova per dimostrare se questa rivoluzione dei Paesi Latinoeuropei può prendere il via.