Nelle
scorse settimane, e più precisamente il 9 dicembre scorso, il premier greco
Antonio Samaras, leader del partito liberal
conservatore Nuova Democrazia al governo con il Pasok, partito socialista, ha
annunciato le nuove elezione per il rinnovo della carica di Presidente della
Repubblica. Dopo la notizia, la borsa di Atene ha perso più di 12 punti
percentuali, portando anche al ribasso dei titoli nei mercati degli altri Paesi
del vecchio continente. Il risultato complessivo alle parole di Samaras è stato
il caos internazionale, a livello economico e politico.
Il
timore dei mercati finanziati è dato dalla fondata paura che, nel caso in cui
non si dovesse eleggere il nuovo presidente entro il terzo scrutino, la Grecia
potrebbe tornare anticipatamente alle urne, con in tal caso, una possibile,
anzi probabile, vittoria del partito politico di sinistra: Syriza, guidata da
Alexis Tsipras, la più grande novità politica nelle scorse elezioni europee.
Il
premier greco Samaras può contare su una maggioranza di 155 voti, insufficienti
per far passare il proprio candidato, Stavors Dimas, per sostituire Karolos Papoulias. Infatti
per eleggere il nuovo presidente servono almeno 180 voti ed è difficile che
Samaras possa arrivarci. I primi due scrutini si sono conclusi con una fumata
nera, così se neanche nell’ultimo scrutino, che avverrà il 29 dicembre, non si
riuscisse ad eleggere il nuovo presidente, Samaras sarà costretto ad annunciare
le elezioni anticipate per il rinnovo dell’intero Parlamento greco.
Prima
di entrare nel merito della questione Tsipras e sul perché questo con il suo partito
incute tanto timore, è necessario fare il punto della situazione sull’ economia
greca dopo il commissariamento da parte della Troika.
Con
le politiche di austerità imposte dalla Troika, non si può dire che, dopo 5
anni “drammatici”, l’economia sia tornata brillante, anzi il Paese è in
deflazione da due anni, la disoccupazione è superiore al 25%, più di un terzo
dei cittadini è a rischio povertà. Tuttavia, secondo il Fondo monetario internazionale
nel 2014 il Pil è cresciuto dello 0,6% e l’anno prossimo di quasi il 3%. Dire
che la crescita è nulla rispetto a ciò che la Grecia ha subito in termini
politici, economici, ma soprattutto sociali, sarebbe riduttivo. Il Paese è
stato la cavia della fallimentare politica di austerità imposta dall’ Unione
Europea.
E’
in questo contesto che entra in gioca Syriza ed in particolare il suo leader
Tsipras, che stando agli ultimi sondaggi sarebbe il più votato in caso di
elezioni. Attraverso una buona e non distorta informazione, l’obiettivo di Tsipras
è quello di rimanere in Europa per cambiare l’Europa, attraverso la
convocazione di una conferenza europea per la ristrutturazione del debito, che
riguarda non solo la Grecia ma la maggior parte dei Paesi europei, la fine
delle politiche di austerità con l’abrogazione del fiscal compact e un piano
europeo per il lavoro e la salvaguardia dell’ambiente.
Al
momento non ci resta che attendere la terza votazione che avverrà il 29
dicembre e di conseguenza vedere lo scenario che si aprirà per il popolo greco
e per l’intera Europa.
Intanto
negli Stati Uniti si registra nel terzo trimestre del 2014 un +5% di Pil,
mentre il vecchio continente si dibatte ancora in una crescita quasi assente.
L’Europa deve dire basta all’austerità e puntare sugli investimenti, il
presidente Obama lo sta facendo senza essere descritto come un sovversivo.
Questo è quello che chiede anche Tsipras.
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