I cittadini greci hanno scelto Syriza, la coalizione della
sinistra radicale, la sola ed unica speranza di cambiamento e discontinuità
rispetto alle politiche di austerity che hanno indebolito e annichilito, non
solo il tessuto economico del Paese, ma anche la tenuta sociale di una
popolazione in piena crisi umanitaria. La popolazione greca con queste elezioni
ha voluto gridare che un’Europa diversa, rispetto a quella che ha ampliato le
diseguaglianze sociali, è possibile.
Syriza è l’alternativa, anche rispetto alle politiche
xenofobe e nazionaliste capeggiate da Alba dorata nella stessa Grecia, Marine
Le Pen in Francia e dalla Lega di Matteo Salvini in Italia.
Durante questi anni di crisi economica, sociale e morale,
con un tasso di corruzione altissimo, il partito Syriza ha avuto la pazienza di
aspettare il suo turno, rimanendo all’opposizione e non cadendo alle lusinghe
dei partiti al governo.
Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, ha trionfato nelle
elezioni che si sono tenute domenica, e solo per un soffio non ha raggiunto la
maggioranza assoluta, fermandosi a quota 149 seggi, due in meno rispetto alla
quota minima per formare un esecutivo senza bisogno di alleanze.
Nea Dimokratia, al governo dal giungo 2012 ha pagato le
conseguenze delle scellerate politiche neoliberiste adottate, ottenendo solo 76
seggi, mentre al terzo posto si è piazzato il partito di estrema destra Alba
Dorata con 17 seggi, perdendo ben 3 punti percentuali rispetto alle elezioni politiche
di quasi tre anni fa.
Bisogna poi ricordare che a votare è andato poco più del 60%
dei greci, di fatto una cospicua fetta della popolazione ha dimostrato di stare
con Tsipras, però un’altra buona parte è rimasta a casa, sfiduciata dal corso
degli eventi che si sono abbattuti in modo catastrofico sulla Grecia. Un
importante compito che spetterà a Tsipras e al suo governo è dunque anche
quello di far rinascere la fiducia fra i suoi cittadini, rendendoli così
protagonisti interessati degli affari pubblici e del processo decisionale.
La vittoria di Syriza, passerà alla storia, ma riuscirà
nella realizzazione del suo ambizioso progetto di governo?
Tsipras ha bisogno dell’appoggio di un altro partito per la
formazione del suo esecutivo. L’accordo è stato raggiunto con il partito
nazionalista dei greci indipendenti, Anel, nati nel 2012 dalla scissione
avvenuta all’interno del partito di Nea Dimokratia. Benché politicamente distanti,
le due formazioni del nuovo governo sono uniti dal fronte comune anti-austerity e contro il memorandum, cioè il patto della Grecia con
la troika. Anche se si tratta di una coalizione insolita e innaturale, la
creazione di questo governo può andare al di là della semplice ideologia, per il
perseguimento del bene comune.
Potendo contare su un totale di 162 seggi su 300,
rispettivamente 149 di Syriza e 13 di Anel, Tsipras già dai prossimi giorni
potrebbe essere al lavoro con un esecutivo nel pieno dei poteri. Intanto, il
leader di Syriza ha prestato giuramento davanti al presidente greco Karolos
Papoulias.
Le reazioni del giorno dopo provenienti dalle varie
istituzioni internazionali, hanno tutte una sola linea di pensiero: la Grecia
deve rispettare i patti presi con l’Europa, senza lasciar spazio ad una
possibile rinegoziazione dei termini, incurante di quanto scelto dal popolo
greco, toccherà a Tsipras, europeista convinto, mettere in atto la giusta
strategia politica per dimostrare l’infondatezza delle paure dell’Unione al suo
progetto di riforme.
Per il momento però compito del nuovo governo greco è quello
di rispettare la speranza e l’dea di cambiamento che milioni di greci hanno espresso
andando a votare.
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