Dopo ben 55 anni dalla rivoluzione portata a compimento da
Fidel Castro, Stati Uniti e Cuba riprendono le loro relazioni diplomatiche.
Anni caratterizzati da reciproche accuse, sospetti e sanzioni che sono sfociate
nell’embargo del 1962 contro Cuba. Proprio il 1962, l’anno della crisi
missilistica di Cuba, ci fa capire anche a distanza di molti anni di come le
relazioni tra i due Paesi, più l’Unione Sovietica, erano talmente lacerati e
tesi da poter scatenare una nuova guerra. Quel contesto storico caratterizzato
dagli anni della Guerra fredda, e dall’eterna rivalità tra Russia e Stati
Uniti, non può essere trasposto ed applicato ai giorni nostri.
L’incontro tra il
presidente statunitense Barack Obama e quello cubano Raúl Castro, che si è
svolto l’11 aprile al vertice delle Americhe di Panamá, ha segnato il momento
di massima distensione nei rapporti tra i due paesi negli ultimi decenni e ha
dimostrato che la normalizzazione delle relazioni diplomatiche è possibile ed
auspicabile.
Alcuni giorni dopo lo storico faccia a faccia, Barack Obama
ha deciso di cancellare Cuba dalla “lista nera” dei Paesi che sostengono il
terrorismo. Una decisione fortemente richiesta dal governo cubano che ha
espresso soddisfazione, ma allo stesso tempo negli Usa ha anche sollevato aspre
critiche da parte di diversi esponenti repubblicani, in particolare di coloro
che sperano di ottenere la candidatura alla elezioni presidenziali del 2016,
come il senatore conservatore Marco Rubio. Infatti, il candidato repubblicano
di origine cubane, ha sostenuto che il
ripristino dei legami con l’Avana rafforzerebbe solamente la posizione politica
del regime castrista. Inoltre sottolineando la questione dell’embargo, dato che
spetta al Congresso autorizzarne la rimozione, secondo Rubio il Congresso non
ha nessuna intenzione a procedere verso tale cancellazione.
Anche se l’eliminazione di Cuba dalla lista dei paesi che
appoggiano il terrorismo ha un forte valore simbolico, tuttavia i suoi effetti
pratici saranno limitati. Infatti la maggior parte delle sanzioni finanziarie
contro l’Avana sono inserite nell’embargo commerciale imposto da Washington,
che rimane ancora in vigore.
Dopo le ultime elezioni di mid-term, che hanno visto la
vittoria repubblicana al Congresso, molti analisti hanno definito Obama
un’anatra azzoppata. Invece, a distanza di alcuni mesi ed in particolare in
politica estera l’amministrazione Obama sta lasciando la sua eredità.
Intrappolato in casa propria dal blocco repubblicano, Obama si sta giocando le
sue carte al di fuori degli Stati Uniti. Un primo accordo sul nucleare iraniano
e la successiva revisione della rigida politica anti-cubana, sono importanti
punti a favore sino al termine del suo mandato.
La ripresa di influenza nel continente sud-americano da
parte degli Stati Uniti può essere letto sotto due aspetti: la solidificazione
cinese nel continente e la perdita di potere nella regione da parte del
Venezuela di Nicolas Maduro. Per quanto riguarda il primo aspetto,
l’avanzamento della Cina è evoluto e sta mettendo le radici. Sarebbe fuorviante
pensare ad una Cina in versione Unione Sovietica, innanzitutto perché la
mentalità da Guerra fredda non esiste più
e poi è finito il tempo in cui si prendevano decisioni diplomatiche su base
ideologica. Al vertice delle Americhe, la maggior parte dei leader presenti ha
mostrato un nuovo desiderio di pragmatismo, anche se non sono mancate accuse
anche da parte del Venezuela contro l’imperialismo statunitense. Tuttavia da
questo vertice è emerso che Caracas sta perdendo peso nella regione e che molti
altri Paesi sud americani non vogliono schierarsi contro Washington anche
perché la ripresa statunitense, a differenza di quella europea, cinese e russa,
è la migliore occasione per aumentare le esportazioni e attrarre nuovi
investimenti.
Obama ha annunciato «né
il popolo americano né quello cubano vengono aiutati da una politica che ha
radici in eventi che hanno avuto luogo prima che la maggior parte di noi fosse
nata», tuttavia al di la delle parole, nella pratica sia per Washington che
per l’Avana non sarà facile superare il loro turbolento passato.
Nessun commento:
Posta un commento